La condizione della donna prima della Rivoluzione francese

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Paola D.

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Dal punto di vista delle leggi, in tutta Europa le donne non godevano, fino alla rivoluzione francese, degli stessi diritti degli uomini. Nelle legislazioni di tutti paesi europei esse, fino al matrimonio, erano obbligate ad obbedire al padre; con il matrimonio passavano sotto l’autorità del marito. Insomma, la donna poteva essere solo “figlia” o “moglie” di un uomo e non una persona autonoma e indipendente. Ciò aveva gravi conseguenze sulla vita delle donne: esse non potevano amministrare i propri averi, che erano gestiti dai padri, dai mariti o, in mancanza di questi, dai fratelli o da altri parenti maschi, erano escluse da tutti, o quasi tutti, gli impieghi pubblici e non potevano partecipare a nessun organismo rappresentativo.Nel corso del ‘700 le cose, seppur lentamente, avevano cominciato a cambiare in due ambiti: l’istruzione e il lavoro. Infatti, presso le famiglie aristocratiche e borghesi, si era diffusa sempre di più l’idea che fosse importante garantire anche alle ragazze una certa istruzione, benché sempre inferiore a quella garantita ai figli maschi; una buona moglie, infatti, doveva non solo fare tanti figli, ma anche far bella figura in società, quindi saper intrattenere gli ospiti con una conversazione sufficientemente colta e brillante. Tra le classi meno agiate si era invece diffusa, soprattutto nelle città, la pratica del lavoro femminile: molte donne, oltre a occuparsi della casa e dei figli, sempre più spesso si dedicavano anche a lavori fuori di casa, facendo la lavandaia, la serva, la cucitrice, ecc. Ciò permetteva loro non solo di integrare lo stipendio del marito, ma anche di avere una propria vita autonoma al di fuori della famiglia.

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Charlotte Corday d'Armont

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